LA BIOENERGETICA
- Caterina Pandolfo
- 17 feb 2019
- Tempo di lettura: 3 min

L'analisi bioenergetica, messa a punto da Alexander Lowen a partire dal 1960, affonda le sue radici nell'analisi del carattere di Wilhelm Reich.
Reich fu allievo di Freud, ma si staccò dal maestro nel 1920, quando questi, per spiegare le resistenze del paziente e quindi l'insuccesso di molti processi terapeutici, ipotizzò l'esistenza di un istinto di morte come responsabile dell'allontanamento del paziente dalla via della guarigione.
L'osservazione clinica di Reich lo condusse in una direzione completamente nuova. Egli scoprì infatti che le resistenze dei pazienti non erano altro che atteggiamenti difensivi: difese non soltanto psichiche, ma anche strutturate nel corpo sotto forma di tensioni muscolari croniche. Ogni persona aveva organizzato una struttura difensiva psicosomatica, e questo non in occasione degli incontri terapeutici, ma a partire dalla nascita, in risposta a precisi eventi traumatici o situazioni carenziali protratte nel tempo. In queste strutture difensive, che Reich chiamò significativamente “armature caratteriali”, esistevano precise corrispondenze tra tensioni somatiche e vissuti emozionali rimossi. Diventò così possibile sia intuire qualcosa della storia e dello stato attuale delle persone attraverso il linguaggio non verbale del loro corpo, sia ipotizzare un intervento terapeutico che non si limitasse alla comunicazione verbale tra paziente e terapeuta, ma agisse anche in modo diretto, fisico, sulle difese somatiche dei pazienti.
Per Reich divenne dunque fondamentale far precedere ogni processo analitico da un'analisi del carattere del paziente e una comprensione del significato globale della sua armatura caratteriale, che altrimenti avrebbe opposto la propria rigidità difensiva al successo della terapia. L'obiettivo del terapeuta sarebbe diventato quello di ripristinare nel paziente la capacità di abbandonarsi liberamente e completamente al movimento con tutto il corpo. Un totale abbandono ai movimenti spontanei del corpo, infatti, avrebbe comportato, secondo Reich, lo scioglimento dei blocchi psicosomatici (le tensioni muscolari croniche), che erano stati attivati dal paziente per impedire lo scorrimento dell'energia vitale. Inibendo il fluire dell'energia vitale, infatti, il paziente aveva potuto evitare di sentire le emozioni rimosse, imprigionandole nelle aree contratte e realizzando così ciò che in termini contemporanei potremmo definire un “pattern psico-neuro-muscolare cristallizzato”: una sorta di hardware somatico che, dal punto di vista energetico, sensoriale, emozionale e cognitivo, delimita i programmi di vita di ogni persona nevrotica. Poiché questo modello costituisce l'armatura caratteriale, lo scioglimento dei blocchi avrebbe dunque portato alla progressiva scomparsa di sintomi nevrotici in essa cristallizzati: le fissazioni.
Alexander Lowen fu paziente e allievo di Reich nel 1939, apprese le sue tecniche, ma furono le osservazioni di un altro terapeuta reichiano, Louis Pelletier, a suggerirgli una fondamentale modifica al metodo. Mentre Reich aveva sempre insistito sull'importanza del lasciar andare le tensioni muscolari, e interveniva direttamente sui suoi pazienti mediante il rilassamento, le osservazioni di Pelletier ispirarono a Lowen l'idea che lo scioglimento dei blocchi che impediscono all'energia di fluire avrebbe potuto essere indotto in modo più efficace alternando momenti di rilassamento con momenti di lavoro espressivo, in cui le tensioni muscolari preesistenti e involontarie venissero esasperate da movimenti volontari, e quindi agite sotto il dominio dell'Io.
Questo metodo, con il quale Lowen riuscì a ottenere risultati migliori che con il semplice rilassamento, costituisce, insieme all'analisi del carattere e al fondamentale principio reichiano di identità funzionale tra tensione muscolare e blocco emozionale, uno dei cardini dell'analisi bioenergetica. Nel corso delle sedute di analisi bioenergetica, infatti, paziente e terapeuta non si limitano a parlare: la prima parte di comunicazione verbale è infatti integrata da una seconda parte in cui il terapeuta propone al paziente una serie di movimenti ed esercizi adatti alla sua armatura caratteriale e ai vissuti emozionali emersi nel corso della seduta.
Gli altri elementi fondamentali dell'analisi bioenergetica, strettamente correlati ai primi e tra loro, sono il concetto di grounding e la respitrazione. Avere grounding, nell'accezione loweniana, significa essere in contatto con il proprio corpo e con le proprie emozioni, quindi con la verità della propria esistenza. Perché ciò avvenga è necessario sciogliere i muscoli contratti: dove c'è contrazione, infatti, non c'è sensazione, e dove non c'è sensazione non c'è emozione.
Sciogliere i muscoli contratti significa lasciare che la propria energia riprenda a fluire in quell'area. L'alternarsi di movimenti espressivi e fasi di rilassamento, che caratterizza il metodo di Lowen, serve dunque a rimettere le persone in contatto con se stesse, ed è perciò uno dei principali strumenti di grounding.
Tutto questo processo sarebbe però impossibile senza una corretta respirazione: è attraverso la respirazione, infatti, che l'organismo riceve l'ossigeno indispensabile per alimentare i propri processi metabolici, che a loro volta forniscono l'energia di cui ha bisogno. Di conseguenza una respirazione insufficiente asseconda il mantenimento del blocco emotivo e muscolare, così una respirazione buona e profonda è indispensabile per arrivare al centro di sé.

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